Da Ankara a Berlino

Senza iniziativa, costretti alla difensiva

Non c’è modo di sapere quanto la recrudescenza terroristica tornata a colpire l’Europa nel cuore di Berlino, dipenda dagli spasmi dell’Isis assediata a Raqqa e indebolita a Sirte, piuttosto che dal fanatismo ideologico diffusosi in tutti questi anni fra la popolazione mussulmana residente nel nostro continente. Sarebbe stato per lo meno necessario interrogare il poliziotto che spara all’ambasciatore russo ad Ankara, per comprendere quanto effettivamente egli si sentisse in dovere di vendicare i morti di Aleppo, piuttosto che dare sfogo ad uno squilibrio mentale, o altro. E poi c’è il flop della polizia tedesca che ha catturato l’uomo sbagliato. Il dato che abbiamo di fronte incontrovertibile, è che nella agonia dell’Isis, non ci sarà risparmiata una lunga coda di sangue e di vittime innocenti. Dal primo attentato a Parigi, quello di “Charlie Hebdo”, le potenze occidentali avrebbero dovuto stilare un piano comune per colpire al Baghdadi e liquidarlo, esattamente come l’America si preoccupò di Bin Laden. Solo morto Bin Laden al Qaeda ha iniziato la sua inesorabile decadenza e non basterà togliere territorio all’Isis per annientarla se al Bagdadi resta vivo e libero. Non solo l’America di Obama, che pure aveva promesso di annientare l’Isis, ha finora stentato in questa impresa, vantando giusto la morte di alcuni uomini del Califfo e affidando le sorti militari del conflitto a forze miste, che non hanno dato grandi risultati, ma l’Europa è disimpegnata quasi del tutto. La Francia e l’Italia hanno dato un qualche contributo militare e faticosamente. L’unico paese “europeo” che combatte l’Isis è la Russia e per mesi si è criticato Putin di farlo, accusandolo di essere solo interessato alle sorti di Assad. Perché allora l’Isis colpisce anche la Germania così estranea al conflitto sul campo? Perché dal punto di vista dell’Isis, oriente e d occidente sono una sola cosa, una terra di conquista e di rivelazione dell’Islam occupata dagli infedeli. Da Ankara a Berlino, nessuno è al sicuro e nessuno lo sarà fino a quando non si dichiara il capo dell’Isis catturato o ucciso. Solo in quel momento l’Isis sarà costretta alla difensiva, esattamente come noi europei, privi di qualsiasi iniziativa, lo siamo rimasti fino ad adesso.

Roma, 21 dicembre 2016